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      Il duca di Landolles, avendo mangiato ai giuochi di Frascati ciò che gli restava della sua fortuna, non aveva dato in dote alle figliuole che la loro bellezza.
      I due generali, non avendo avuto l'opportunità di raccogliere un po' di dovizie, non avevano legato alle loro vedove che la pensione di diritto per vivere, e l'intrigo per prosperare.
      Il conte d'Alleux aveva lasciato un figliuolo, raccomandandolo alla protezione di suo fratello, vescovo allora, ed in seguito arcivescovo e cardinale.
      Il conte di Muge aveva lasciato una ragazza, raccomandandola alle cure di sua sorella, superiora al Sacré-Cœur.
      I due militari avevano un'assai mediocre stima del carattere delle loro mogli.
      Il piccolo conte d'Alleux si chiamava Adriano.
      La piccola contessa di Muge si chiamava Vitaliana.
      I due fanciulli erano belli. Le due madri sapevano per esperienza che la bellezza è un capitale, di cui il numero di zeri che segue l'unità è indeterminato. Quella due donne accorte sapevano anche di più: sapevano che la bellezza è la locomotiva del mondo - mi scusi l'oro, che se ne crede il re! I due fanciulli erano dunque per le loro madri due cambiali tirate sulla società, cui elleno si promettevano scontare abilmente.
      Bisognava però attender per codesto. Imperciocchè non si colloca una figliuola prima di sedici anni; non si fa regalo di un'ereditiera ad un bel giovanotto, il quale non abbia almeno raggiunto i suoi diciannove o venti anni.
      Lo zio e la zia complicavano la situazione. Perocchè il cardinale si metteva in misura di tagliare un abate nel figlio di suo fratello, per perfezionarlo in seguito e cavarne un vescovo.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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