- Voi dite, père Pradau!
- Conoscete voi quel bell'edifizio circondato da colonne nella strada Vivienne?
- Voi intendete parlare della Borsa, mi immagino?
- Sissignore, M. Claret. Orbene, la mia rendita e la vostra sono in quel palazzo dei miracoli.
- Hum! père Pradau, io ò udito delle storie su quel luogo lì...
- Bazzecole! Tutto dipende dal colore delle mani che vi si portano. Ma infine, ecco il mio affare. Io lascio in deposito al mio agente di cambio un capitale di... - mettiamo 100. Egli mi lascia fare delle operazioni, tutto al più per 150 o 200. Perchè? Perchè io lo conosco, e perchè egli sa non esser io che un piccolo funzionario in casa di una dama la quale à un bazar dove à luogo qualcosa che si chiama: una sauterie, un pranzo in piccolo comitato, un raout, un ballo, infine, per i grandi colpi, come nell'occasione attuale. Benissimo. Mettete ora che, invece di essermi un così piccolo sere, io mi appartenga alla diplomazia. L'orizzonte si allarga di cinquecento leghe. Io giuoco ciò che voglio. Non mi si dimanderà neppure la copertura. Debbo io confessarlo? Si crederà che io giuochi per conto del padrone. Ciò si è visto. Ad ogni modo, si crederà che io metta a partito i secreti del padrone. Infatti, ci vuol proprio del genio, eh! per dire, senza posarvi su, annodando la cravatta od ungendo di pomata il ciuffo del signor duca: To'! la Borsa à bassato ieri; essa basserà ancora oggi, scommetto! - Tu credi, imbecille? - risponde il duca. - L'è fatta. Giuoco al rialzo.
- L'è curioso davvero ciò che voi dite mo', zio Pradau!
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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