- Sta bene. Quale è poi la mia missione?
- Amor mio, tu sei un graffio che noi gettiamo su quell'uomo. Noi non abbiamo che uno scopo: ridurlo alla miseria. I mezzi ti riguardano. Dugento mila franchi di premio per te, se riesci. Noi ti lanciamo su di lui come Dio sguinzagliò Satana sopra Giobbe.
- E poi?
- Poi... io non ne so mica più di te.
- Che fortuna può egli avere?
- Oh! e' non è ricco. Se tu gli estrarrai cinquecento mila franchi in oro dal cuore, e' sarà lì per depositare le armi.
- Non tregua?
- Neppur di un secondo. Tu sei una macchina che lo à preso nel suo addentellato, e da cui Dio stesso non lo potria più distrigare. Pompa, pompa, pompa sempre.
- E quando sarà tapino come un tapino irlandese?
- Ti comunicherò gli ordini che mi si impartiranno. Ricordati solo, che tu non sei mica una volontà, ma una fatalità.
- Che parte debbo io assumere?
- Osserva le manie dell'uomo, e decidi. Ma non mi sembra avere colui dei gusti che olezzino l'ideale. Tu sarai baccante. E ciò lo trasporterà.
- Riserbo ciò per colpo di grazia, quando vedrò il sangue schiumar sulle sue labbra. Andiam per gradi. L'è detto. Ecco tutto. Le undici e mezzo. Me ne vado.
- Non importa! io ò dei rimorsi. Io so che in queste trame sataniche i pesci cani si aprono sempre una via e che l'è sempre la povera mosca - la donna! che soccombe. Dio ti sia in aiuto, Morella. Io ti amo.
- Va a metter ciò in versi: l'è grazioso. Ma non esser inquieto per me, no: io sono di acciaio - mi si può torcere, ma non spezzare.
- Io mi sovvengo di un'altra vittima.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Dio Satana Giobbe Dio Morella
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