Il principe di Lavandall stuzzicava i lunghi ricci neri di una giovine miss irlandese, che aveva l'aria innocente di Eva nel paradiso.
In quel momento si udì nei due saloni una specie di brulichìo? paragonabile a quello della brezza nelle foglie della foresta.
Tutti gli sguardi si volsero verso la porta.
Era Morella che entrava, e madama Thibault che si precipitava al suo incontro.
L'effetto, l'ò detto, fu completo.
Il primo che sollecitò a dimandare di essere presentato, fu il principe di Lavandall. Il duca di Balbek, che l'aveva riconosciuta, e si rammentava la scena agl'Italiani, arrossì.
Morella fece vista di non scorgerlo.
- Ahimè! madamigella - le susurrò il principe - ora che vi vedo, rimpiango di non essere la fortunata vittima che i vostri sguardi debbono immolare.
- Che ciò non vi arresti, mio principe - disse Morella ridendo; io sono di forza da farne due delle vittime.
- Non si potrebbe trovare un modo di transazione, madamigella?
- Oh! no, caro principe. Non v'è che i piccoli bancarottieri che transigano. Io, io fo saltar la banca, netto, o pago a cassa aperta.
La padrona della casa presentò il duca di Balbek.
- Madamigella - disse costui - v'ànno salutato, entrando, del nome di regina. Permettete ad uno dei vostri umili sudditi di mettere ai vostri piedi la sua sincera divozione.
- Vedi mo'! e' sembra che il signor duca abbia un dizionario secondo le latitudini parigine: la creatura dei Bouffes è regina qui! Cosa sarei nel mio palazzetto, signor duca?
- Permettetemi che vada a dirvelo, ed a farvi le mie scuse.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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