Ma e' mi sembra che noi fossimo amici da dieci anni. Egli è il solo uomo che io mi abbia distinto qui.
- Davvero?
- Sì: e convenitene pur voi. Il signor di Lavandall ed il signor Kormoff sono qualcuno qui: noi siamo il genere umano - chiunque! Si sente che sono di già partiti. Essi àn lasciato qui un vuoto.
- Voi siete così invaghita dei Cosacchi, madamigella, che io sento dover rinunziare a piacervi.
- Rinunziare, signore, implica qualche cosa che significa cominciare. Ebbene, non cominciate. I Cosacchi danno forse lo knout ad una donna. Non la chiamano(34) cantoniera!
- Ancora?
- Ma! voi non esistete ancora per me che sotto questo aspetto. Ah! ecco lì l'Inglese. Bisogna che io lo bisticci un tantino.
- In inglese?
- E poi? Vedete! gli è adesso un'ora dopo la mezzanotte. Ad un'ora e venticinque minuti, prima che io me ne vada, il mio inglese parlerà francese come Victor Hugo. Quell'uomo mi garba.
- A causa del suo mantello?
- E perchè no? Non à quel suo mantello chi vuole, signor duca. Ma la sua bruttezza mi fascina. Eh sì! la bellezza? ne ò pieni gli occhi: l'è tutto specchi in casa mia! La mediocrità? pouah! Il mio proprietario à domandato di sposarmi, presentandomi il suo ultimo ricevo del fitto. Fare dei figliuoli e rosicchiare 30,000 franchi l'anno con lui, per quarant'anni! Piuttosto la Senna! Se il volgare mi avesse sedotto, signore, sarei restata a confezionar cappellini ad Arles.
- Ah! voi siete di Arles?
- La donna non è di alcun paese. Ella è bella o brutta - del cielo o dell'inferno.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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