Ella camminava, correva, rideva, devastava, s'imboscava contro gl'insetti malfattori, rimuoveva la terra dalle sue mani - mani che avrebbero fatto impallidir di gelosia perfino Caterina dei Medici - tanto erano belle! S'impazientava contro i giardinieri; prendeva una piccola roncola per mondare gli arbusti; legava un ramo ribelle; raccoglieva le foglie morte.
Un mattino verso la fine del mese di dicembre, Vitaliana veniva dal terminare l'ispezione della sua stufa, quando Maria, la sua cameriera, entrò ad annunziare la visita del conte Alleux.
Ella fece un movimento di sorpresa, ed il sangue rifluì al di lei viso. Si rimise però subito e disse:
- Introducilo lì, nel mio boudoir.
Adriano di Alleux era l'ingrandimento di Vitaliana di Muge.
Avevano ambedue preso dalle loro madri. Il medesimo colorito della pelle; il medesimo druidico degli occhi; il garbo medesimo della bocca; il medesimo portamento elegante e svelto; la medesima vita elastica; la stessa elevazione della testa. Solamente, in Adriano, tutto codesto era più fosco, più accentuato, meglio consistente, più robusto, più virile. Ciò che era bellezza in Vitaliana, diveniva grazia in Adriano; ciò che era soavità nella donna, si chiamava forza nel giovane. L'espressione verginale di Vitaliana prendeva l'aria d'indifferenza o di voluttà in suo cugino.
Il suo naso era un po' più grosso, ma per la sue leggiera curvatura dava al di lui viso un certo che di fierezza. Non portava barba, eccetto due baffetti fini, rilevati a punta, e così lunghi che piaciuto era loro di crescere.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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