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      Perchè l'ài tu gettato alla fiumana?
      - Io riprendo la mia ipotesi. E se il tuo zibellino fosse contaminato? Se tu t'imponessi una idolatria che è una ciurmeria? Se l'idolo cui tu credi di alabastro, fosse di mota? Se il ricovero, che tu reputi una chiesa, fosse una taverna? Se altri non venerasse l'alleanza, il nome, il contratto, il dovere che tu veneri? Se tu fossi la Vestale di un satiro!... Vediamo... l'è un'ipotesi, bada...
      - Tu ài avuto torto, Adriano, di non restare abate! Tu insinui il veleno nel cuore con tanta unzione...! Che vescovo saresti tu riescito!... Ebbene, io sono la mia propria Vestale. Io mi sono formato un empireo che à forse altresì dei nugoli; ma io chiudo gli occhi per non seguirli nel loro saltabeccare fantastico. Che il mio idolo sia d'oro o di selice, io non consumo il suo altare - e per fortuna e' non mi fatica esigendo le mie preghiere. Tu vieni a vedermi, dopo due o tre anni di ecclissi - seminarista trasformato in zerbino - per propormi un logogrifo che gocciola la perfidia... In fede mia! io avrei preferito conservare quel sovvenire d'infanzia che mi ti rappresentava come un monello di sacristia. Io vedo così poco mio marito, così di raro il mondo... Credete voi, signor conte d'Alleux, che non vi sia altra cosa da dire ad una donna che si cretinizza nella solitudine?
      - Tu dici, Vitaliana?
      - Non confondere: cretina non vuol mica dire infelice. Per traduzione libera, posso permetterti, vaneggiatrice. Quando si vive in mezzo a quel mondo - soggiunse Vitaliana indicando i suoi fiori - se si ànno altre aspirazioni, sono forse delle follie.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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