In ogni caso, gli è imprudente di andare a cacciare degl'iddii broglioni nella cappella di un credente.
- Io so tutto codesto, Vitaliana - rispose Adriano con calma - perocchè da dieci anni io m'inebriò della tua felicità; da un anno, io la sorveglio con la gelosia della disperazione. Tu non m'ài visto; ma io era là, sempre là, alla tua porta, dietro ai tuoi passi, riguardando il cielo della notte cui tu guardavi; avendo in uggia la luce del giorno che t'inondava dei suoi raggi immodesti. Io restava lì, al mio posto, sentinella di Dio, quivi ribadito dal cuore, dicendomi: Forse ella avrà bisogno di me! Non à più padre, non à fratelli; non à che me. Tu non m'ài visto finora. Se vengo oggidì, gli è che... io mi son creduto affrancato dalla catena di quel culto immacolato che mi ero prefisso; gli è che il circolo magico è stato rotto; gli è che io non mi credo più obbligato di restare all'uscio di una chiesa, di cui si fa una bisca; gli è che io mi son detto: ella è sola, ella piange, ma non osa implorare sua madre; Ella non ardisce gettare un grido, ma ella à bisogno di me. Ed eccomi qua....
- Ed ecco là la porta, signor conte di Alleux; perocchè voi avete presa la mia per quella del manicomio di Charenton. Addio.
- Ancora una parola allora, Vitaliana. Sappiate tutto, poichè non dobbiamo più rivederci... Sì, io sono pazzo. Io ò rappresentato una piccola commedia per assicurarmi che tu eri felice. Ora, io lo so. Io lo vedo. Come l'è bello qui! come l'è dolce! Vi si corrige perfino la volontà di Dio, che manda la pioggia ed il sole, che ordina a quelle foglie di cadere l'inverno, ed a quei fiori di sbocciare a primavera.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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