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      - Perchè vuoi tu quei diamanti, Carlo?
      - Ah! mia cara, il 31 di questo mese l'ambasciatore d'Austria comincierà i balli della stagione. Ora, e' non è conveniente che ti veggano quest'anno con i medesimi gioielli dell'anno scorso e dell'anno precedente. Quelle dame si burlerebbero di te e di me. Non potendo cangiarli, ò parlato con Froment Maurice, onde ne varii la montatura. Sarà splendida. Io vado da quella parte. Gli porto quelle gioie onde dargli il tempo di comporre dei capi d'opera.
      Adriano aveva udito quelle spiegazioni, gli occhi sbarrati, diventando ora di porpora ed ora pallido.
      - Ma egli non à ancora restituito i due monili di perle e di smeraldi, cui e' doveva montar pure sur un altro modello - osservò Vitaliana.
      - Perchè aspetta i diamanti per armonizzare tutte le gioie - rispose il duca.
      - Prendili dunque. Tu lo sai bene, io lascio di gran cuore alle Inglesi ed alle Russe questa esibizione di gioielleria su i loro seni e nei capelli. Io preferisco i fiori.
      - Lo so. Venite a vederci più spesso, cugino - soggiunse il duca stringendo la mano di Adriano ed uscendo seguito da Maria.
      Adriano s'inclinò assai leggiermente, senza nulla rispondere, poi azzeccò i suoi occhi brillanti sulla cugina, che sembrava inquieta, e fece due o tre passi per allontanarsi in silenzio.
      D'un tratto, però, egli si rivolse; si avvicinò vivamente a Vitaliana; prese le mani, cui bruciò del suo contatto, e gridò:
      - Vitaliana, posso dirtelo adesso: Io ti amo!
      E senza attendere risposta veruna, applicò le sue labbra sulle labbra della cugina, vi depose un bacio - che alla giovane donna sembrò un morso - ed uscì precipitosamente, senza voltarsi.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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