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      Morella non l'incoraggiò, ma lo disperò - facendogli leggere i biglietti che il principe di Lavandall le scriveva, tre volte al dì, dichiarandole che l'amava... a credito illimitato!
      Alla fine, essa capitolò e disse:
      - Voi lo volete, signor duca? sia pure. Ma ascoltatemi e ricordatevi questo qui.
      - Se me ne ricorderò!
      - Io ò dei bisogni di regina. Amore, piacere, ambizione, aspirazioni, lusso, follia... io sento tutto, do tutto, impongo tutto, esigo tutto senza limiti. Chi vuol di me, deve essere tutto a me - che io lo inabissi nel baratri o che lo innalzi nel cielo. Avete voi delle ali, signore? Io mi chiamo vertigine. Io non conto col tempo. Di tutte la cose, io addiziono l'intensità.
      - Tu ài ragione.
      - Voi dovrete conoscere la storia di quel banchiere tedesco, che - avendo ricevuto Carlo V in casa sua - allumò il fuoco della camera imperiale con le lettere di cambio firmate da S. M. e ne intrattenne le fiamme con legno di cannella. Io farnetico di Carlo V. Gusto forte il banchiere. Se vi spaventate, gli è ancor tempo di ritirarvi.
      - Tu credi, bella mia?
      - Ciò vi riguarda. M'àn narrato che la nobiltà del vostro paese vive tutto un anno di un uovo - e si nutrisce di eccellenza! Io, io arrabbio per un beefsteak, il quale sanguini una miniera di Siberia. Ed al dessert, se l'è d'uopo... l'aspide di Cleopatra in un piatto di fichi di Corinto! Dite, siete voi pronto a tutto, signor duca? Nella coppa che io allestisco vi saran forse delle perle fuse... ma chi la cionca, si sente dio di poi.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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