Pagina (326/440)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dio per un'ora! Vi par desso corto e troppo caro?
      - Morella - rispose il duca con una voce resa solenne dalla disperazione o dall'estasi - mi dimandassi tu i capelli di mia moglie, io glieli taglierei per farne un cuscino ai tuoi piedi.
      Morella, di un colpo di mano, sciolse le sue treccie, ed inondò il duca di una capigliatura che avrebbe meritato di essere allogata fra gli astri - come la chioma di Berenice. Il contatto, il profumo, l'elettricità di quelle ciocche febbrili fecero abbrividire il duca - che le baciò e vi si soffuse.
      - Guarda, se io ò bisogno dei capelli di tua moglie - disse ella. D'altronde, essi non son mica dello stesso colore che i miei - soggiunse Morella ghignando - per farmene delle false trecce.
      - Tu ài messo le tue condizioni, Morella - rispose il duca. Io le accetto. Ascolta le mie, adesso. Esse si riassumono in tre parole; io sono geloso! Tu mi divorerai, senza dubbio; ma forse pure io ti ucciderò.
      Morella saltò impiedi e si strinse la testa del duca sul petto.
      - Tu sei un uomo! - gridò dessa. Io ti amerò.
      Il duca impallidì, e si alzò a sua volta, attirandosi Morella nelle braccia.
      Ella si svincolò, facendo un salto indietro, e disse con solennità:
      - Qui... no. Io non sono mica un'adultera! Tutto quanto tu vedi in casa mia appartiene ad un altro. Metteresti tu una livrea cui io ò gittata ai cenci vecchi?
      - Un altro? - domandò Balbek, aggrottando le sopracciglia. Chi dunque?
      - Signor duca, - rispose Morella, sedendo, - sappiatevelo, fin dal bel prima. In casa mia, due cose sono incognite: il passato ed il padrone.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Berenice Morella Morella Morella Balbek Morella