.. ed altre somme dovute qua e là. Eh! snocciolate la coronella e conchiudete con un gloria patri.
- Il duca deve dunque tutte codeste somme?
- Egli deve tutte quelle somme; che perciò? Il debito, madama, è la considerazione dell'uomo. Un uomo senza debiti, è un Dio senza altare: chi crede in lui? E quindi, bisogna vedere le udienze che noi diamo ogni mattino! Un mercante porta desso la sua nota? M. Claret lo chiama un bottegaro, e minaccia di pagarlo e ritirargli le somministrazioni. Un sarto viene a reclamare il suo avere? Io gli ordino una mezza dozzina di brache e due o tre soprabiti, per farlo aspettare. L'orefice manda il suo conto? Il duca lo sferza della sua migliore prosa, e dimanda un monile, un braccialetto, un anello - ciò che ispira confidenza al negoziante. Bisogna vederli, eh! Quei segugi - che dan la caccia ad un piccolo debitore fino alla morgue, fino alla fossa nel cimitero - restano come allocchiti alla porta dell'ambasciata. Ma, c'est egal! noi passiamo dei terribili quarti d'ora.
- Come a dire?
- Eh! giuochiamo il whist al club con fortuna - ciò che ci permette di azzittire le voci le più stridenti. Ma la fortuna si stanca talvolta: e questa mattina avevamo per tutto tesoro al palazzo 13 franchi e 45 centesimi. E su codesto gli è arrivato un vaso di fiori per madama la duchessa, che costava 97 franchi! È stato d'uopo che Maria, la cameriera, rovistasse nei peduli delle sue calze per pagare.
- La cameriera?
- Sissignora! Io non so come ciò avvenga, ma quella ragazza à sempre dei quattrini, quando trattasi di pagare qualche cosa per madama.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Dio Claret Maria
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