La sua anima č una ruina, un precipizio. Che ā dunque egli fatto che lo soffochiate con questa catena di serpenti a sonaglio - cullandolo fra le carezze?
M.
Domenica. - Altro rifiuto. Avevo domandato una casa di campagna, che č a vendere nel parco di Madrid. Aveva l'agonia nella voce; Gesų dimandava da bere. Ō tenuto sodo nel mio broncio. Č partito alle 8 del mattino. La sua calma mi ā spaventato. L'ō richiamato e baciato. Una lagrima č caduta sulle mie guance. Č la prima volta che lo mi lasci vedere. La miseria č estrema. Date il colpo di grazia, o io metto gių le armi. Io mi credeva altra. Ahimč! ō il vizio spavaldo.
M.
Martedė. - Un terzo rifiuto. Finiamola. Ieri sera, egli non aveva che cinque franchi nella borsa. Partė alle dieci per rendersi al club, e non č ritornato nella notte. Non ride pių; non parla pių. Si tuffa nel mio amore come se si inabissasse nel fondo del mare per perirvi. Clarence, annegato in una botte di malvagėa! Finiamola! Finiamola! Voglio uccidere, ma non leccare il sangue dell'assassinio.
M.
I voti di Morella restavano senz'eco. Le si ingiungeva, al contrario, di raddoppiare le sue imposizioni, le sue esigenze, e sopratutto le sue carezze.
Lo scopo degli agenti del principe di Tebe era di ridurre il duca di Balbek al limite dell'indigenza, accollarlo al disonore. Allora il principe di Lavandall, munito di pieni poteri dal principe di Tebe ed autorizzato dal conte di Nesselrode, si presenterebbe a lui e negozierebbe la vendita delle carte tanto sospirate.
Questo piano infernale doveva avere uno scioglimento imprevisto.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Madrid Gesų Morella Tebe Balbek Lavandall Tebe Nesselrode
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