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      Andremo... e vedrete.
      - Posso condurre qualcuno con me?
      - Se aveste vostro padre, vostra madre, vostro fratello, io vi direi: sicuro! Ma uno straniero ciancia, qualunque sia la sua fedeltà, se non un giorno, un altro. Ora, nel posto che occupa vostro marito, lo scandalo è sempre funesto. Del resto, voi siete libera.
      - Voi avete ragione, principe; Dio ve lo renda. Io sarò pronta.
      Il principe partì.
      Vitaliana restò a meditare tutto il giorno.
     
      Nè quel giorno nè il seguente ella non rivide suo marito.
      Il duca era rientrato all'ambasciata per spicciare gli affari, e si era informato intorno a sua moglie. Ma, la prima fiata, Maria gli rispose che la duchessa era nel bagno e non poteva riceverlo; e la seconda, ch'ella era in sullo scrivere a sua madre, e non voleva essere disturbata.
      Per sorte, il duca non chiedeva mica meglio che non contrariarla.
      Il terzo giorno, però, ella lo ricevè.
      Vitaliana pensò che la non poteva schermirsi da quella visita, senza risvegliar sospetti; tanto più che aveva giusto allora letto un viglietto del signor di Lavandall, il quale le significava questo semplice motto:
      A stasera, madama!
      Non mai il duca di Balbek si era mostrato a sua moglie più gaudioso. Aveva quasi dello spirito! La sua eleganza respirava la felicità. Portava nelle pupille un'immagine a dimora fissa, sotto la forma di sorriso, che folleggiava nel suo sguardo e gli dava l'aria intraprendente.
      Vitaliana n'ebbe paura, ed invocò subito alla riscossa un acciacco.
      Non v'è che lo coscienze perverse che abbiano un sembiante sì festoso.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Dio Maria Lavandall Balbek