Ella lo à ripescato. Mille grazie. Che se ne vada. Qui, tu lo sai, non vi è posto per gli angeli. Io ti amo. Ti amo per me, per conto mio. Non ti detti mai un lecco di motivo per lamentarti. Tu sei stato la gioia che à addolcito per un anno il mio dovere o la mia fatalità... Non si manda a bricioli in un istante codesto, senza ragione, solo perchè piace ad una duchessa venire da te. Le duchesse non vanno, d'usanza, in casa dei giovanotti. I cugini non sono così galanti verso cugine cui non amano. Io resto. Io mi difenderò.
- Vogliate perdonarmi, Vitaliana, questo incontro disgraziato. Poteva io prevedere...?
Vitaliana fece un movimento di disgusto e si diresse verso la porta. Adriano le si parò dinanzi e soggiunse:
- Ve ne supplico in nome di mia madre: restate. Io conosco già la ragione che vi conduce qui. Io sono il vostro solo parente, il vostro solo appoggio. Non verrò meno al vostro appello. Se quella donna non ci lascia soli, io suono...
- Come? - gridò Morella.
- Signora - sclamò Adriano - rispettate almeno le ruine cui avete cagionate. Partite.
- Me ne vado - rispose Morella di una voce sorda. Ma ripetimi che tu mi ami, come mel dicevi testè ancora; dimmelo innanzi a quella donna, alla quale, se tu non sei che cugino, non debbe guari importare che tu mi ami e che io ti ami. Io sono gelosa. So che quella donna è virtuosa. Ma io non ò paura che della virtù, io. Il vizio mi rispetta. La virtù è audace, intraprendente, e scava degli abissi alla cheta. La tua cugina è bella, ma ella non ti ama come ti amo io.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Vitaliana Morella Adriano Morella
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