.. ebbene io la assumerò. Ma quella colomba? No: io le risparmierò questa contaminazione.
Ed Adriano rubò le carte.
Il fatto gli pesava... Era inevitabile!
Non si commettono però simili intraprese col cuore calmo e gaio. La ragione pertanto zittiva l'istinto.
Infine, per distrarlo, Vitaliana sopraggiunse.
Ella lo condusse, senza dir motto, dritto dritto nella camera di suo marito, e gli mostrò lo stipetto di ebano ed oro.
Adriano osservò, non senza balbutire, che il mobile era chiuso, che bisognava una chiave... E, tirandosi di tasca un po' di cera, modellò il buco della toppa, e ricondusse sua cugina nel boudoir.
- O' ben meditato - disse egli. - Tutto codesto è losco, e bisogna procedere lentamente. Andrò a vedere il principe di Lavandall in nome tuo, come tuo cugino, e cercherò di tirare questo affare in chiaro. Calmati. Riposa sopra di me. Il tuo onore e la tua felicità sono miei. Proverò di aggiustar tutto senza troppe infamie. E se, in ultimo, sarà assolutamente d'uopo di consegnar quelle carte maledette per quell'altra satanica carta, io avrò una chiave domani, le prenderò e compierò il baratto. Ma per l'amore di Dio, Vitaliana, per l'amore di tuo figlio, non intrigarti più in questo brago. Lascia che mi vi tuffi io, e mi vi sprofondi; ma tu... resta pura!
Vitaliana sembrava tôcca ed andava a rispondere, quando Maria venne a dimandare se madama poteva ricevere il duca, che aveva a parlarle.
Vitaliana interrogò degli occhi suo cugino - il quale, per tutta risposta, si alzò ed uscì.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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