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      - obbiettò Vitaliana.
      - Io non saprei nè riconoscere nè ammettere altro movente. Ma la gravità della cosa è forse meno nell'atto esso stesso, che nel luogo, nell'ora e nel compagno che sceglieste per compierlo. Esigo dei dettagli precisi su tutto codesto, madama.
      - Su tutto codesto... che cosa, signore? Perocchè, e' mi sembra, che voi favelliate da un quarto d'ora, senza mettere il soggetto della conversazione.
      Il duca, che fin qui era restato in piedi, si assise e disse:
      - Voi mi sembrate disposta alla bernìa, signora... ed io nol sono punto. Vi domando, allora, innanzi tutto, che specie di relazioni coltivate voi col principe di Lavandall?
      - Sareste voi disposto a credere, per avventura, ch'egli sia mio amante?
      - Io non mi spingo fin là. Ma io penso che se n'è ben vicino, quando una donna ed un uomo si lasciano andar di conserto alle scappate che intraprendeste la notte scorsa.
      - Vi sono delle distanze - anche della spessezza di un solo capello - che sono un abisso - replicò Vitaliana con disdegno. Io conosceva il principe di Lavandall molto prima di conoscervi: la principessa è una amica di mia madre e la mia.
      - Ciò non dice nulla. Io vi domando questo: Chi vi à detto ove io mi era? Come, e perchè il principe di Lavandall si trovava desso con voi?
      - Non rispondo alla prima questione. Rispondo alla seconda; che ò fatto pregare io il principe di accompagnarmi. Avreste voi preferito che andassi tutta sola?
      - Sarebbe meglio valso che non foste venuta del tutto. Vi sono dei luoghi ove le donne debbono a sè stesse di non mettere il piede.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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