Lord Warland guadagna l'handicap. Ella finirà per recarsi in Italia, e sposarvi un marchese, un ministro, un duca, o che so io.
- Voi non l'amate dunque più?
- Non ne so nulla. Galleggio nella nebbia.
- In questo caso, venite a vedermi quando sarete sboccato nel chiaro.
- Voi non vedete dunque altro nel mondo, voi, che la pecunia e la ganza?
- Vi trovate voi altra cosa?
- Io era padre. Mi si viene a dire: voi siete disonorato; il vostro figliuolo non porterà più il vostro nome! Ero marito. Mi si dice: voi siete infame; vostra moglie è vedova!
- La sentenza è feroce.
- Ora, io amo il mio bambino. Senza proprio amarla, tengo a mia moglie. Protesto. Mi si risponde: lascerete Parigi fra un mese, solo, ovvero io vi sforzo a battervi in duello e vi uccido.
- Battetevi allora.
- Non mai. Io sono vile. Spiegate ciò. Se mi trovassi alla testa di uno squadrone, io mi slancerei il primo sur un quadrato di fanteria, sur una batteria. Svenirei, se vedessi una pistola puntata su di me, o una puntata di spada volteggiare attorno al mio petto. Io sono affatto l'opposto dei nostri Siciliani, i quali ànno il terribile coraggio di battersi al duello del coltello, e levano il piede sul campo di battaglia, al primo colpo di cannone.
- Sarebbe egli il conte di Alleux che vi accocca quell'intimazione?
- Egli stesso.
- Egli ama dunque vostra moglie?
- Si amano.
- Ne siete voi ben certo, di parte della duchessa?
- La cameriera - che fin qui fu al soldo del conte di Alleux per riferirgli tutto ciò che Vitaliana faceva - è passata al soldo mio, adesso che il conte viene due volte al giorno ad informarsene da Vitaliana ella stessa.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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