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      .. Ecco le sue vesti; ecco la psiche che la rifletteva or ora, facendosi bella per un altro; ecco le sue calze, le sue pantofole... Ella sogna... delle parole le sfuggono dal cuore... Io brucio ed i miei piedi sono nudi, il mio petto è nudo, appena se sono coverto... Vado a picchiare? vado a chiamare? vado a torcermi alle sue ginocchia e gridare: grazia!?... Oh! giammai! Tre parole implacabili sono nella sua bocca: codardo, ladro, infame! Me ne fuggo e ritorno nella mia camera per vegliare, inabissarmi e riflettere... riflettere che, qualche ora innanzi, quella medesima bocca, che à per me propositi sì feroci, diceva ad un altro: io ti amo! Ed ecco i miei giorni, ecco le mie notti. E malgrado ciò, lo ripeto, notti e giorni sono contati.
      - Siete voi deciso a partire?
      - No. Li ucciderò.
      - Riflettete. Val meglio battervi. Avere una probabilità...
      - Alcuna. L'ò visto all'opera.
      - Un assassinio, anche nel caso di flagrante delitto, provocherà discussioni. La giustizia cava come l'acqua che cade. Essa rimuoverà tutto, rimuginerà dovunque, interrogherà tutti: e d'indagine in indagine, d'induzione in induzione, si arriverà al gabinetto di Lavandall, al salone di Morella. Siete allora perduto senza remissione. Ascoltatemi: battetevi o rassegnatevi.
      - Io non posso rinunziare a Vitaliana - riprese Balbek dopo un minuto di riflessione... Perocchè, l'ò capito, ecco ciò che mi vogliono. Si dice: Ci amiamo da dieci anni, ed abbiamo rispettato il vostro onore, perchè voi stesso lo rispettavate. L'avete contaminato; ci stimiamo affrancati.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Lavandall Morella Vitaliana Balbek