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      In Creta, l'odore dell'anagyris dà la febbre. Il fiore del lauro rosa (nerium oleander) uccide, se si dorma nella camera ove è rinchiuso.
      - Uccide? sclamò il duca raddrizzandosi.
      - Uccide - continuò il dottore - come le emanazioni del manzanillo di Surinam e della camoeladia dentata di San Domingo. Triller, che à scritto un trattato: De morte ex violarum usu, racconta di una fanciulla trovata morta in un letto da lei cosparso di viole. Nel 1779 occorse lo stesso accidente ad una dama che si era coricata in una camera profumata da mazzi di rose. Le rose uccisero la figlia di Nicola I di Salin; e, secondo Kramer, anche un vescovo di Polonia. Attesta Mattioli, che un fiore avvelenato uccide chi lo respira. Voi sapete come Giovanna d'Albret fu avvelenata con dei guanti profumati... Clemente VII fu morto con una torcia cui gli si portava dinanzi e che bruciava dell'arsenico. Il famoso Dippel si suicidò di questa fatta... E che so ancora! Vedete, dunque, duca, se, scrivendo sui fiori, io sguazzo in quell'empireo di azzurro, cui voi credete aver contaminato dei vostri delirii di omicida.
      Il duca rimase silenzioso, la fronte celata nelle mani. Soffriva visibilmente. Si sarebbe detto che lottasse contro il destino.
      Infine, si alzò e sclamò con tristezza:
      - Voi siete felice! voi raccontate degli aneddoti.
      - Be'! egli chiama aneddoti la scienza! Voi credete dunque i nostri autori di scienze naturali un branco di romanzieri?...
      - Poco divertenti - interruppe il duca. E si vorrebbe darci a credere che si vorrebbe sostituire, per suicidarsi, un vaso di fiori al carbone tradizionale?


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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