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      Il duca si astenne per qualche giorno. Però, il dì che seguì la visita del dottore di Nubo, e' gli sembrò che una spiega tra sua moglie e lui fosse divenuta inevitabile.
      Alle dieci, si recò da lei, nella di lei piccola camera da letto.
      Vitaliana veniva di alzarsi in quel punto.
      Era avvolta ancora nel suo peignoir. I piedi allungati agli alari del caminetto, sfogliando qualche giornale, cioncando una tazza di cioccolatte - mentre Maria annodava alla presto le di lei magnifiche trecce arruffate dall'origliere.
      Il duca accostò un puff al camino, e fece un segno di uscire a Maria, dicendo nel tempo stesso:
      - Quando suonerò, fatemi portar qui una tazza di cioccolatte.
      Egli contemplava sua moglie.
      Non l'aveva giammai vista così bella!
      L'amore, del resto, l'aveva sbocciata.
      La scintilla della pupilla di lei era divenuta più audace. Le sue labbra, irrigate dalla rugiada dei baci, sembravano più sode e più rosse. La sua fronte s'innalzava più alta, più limpida. La pelle si era imbevuta di tutto lo splendore cui dà quel fiammeggiamento che addimandasi amore. Le sue narici rosse respiravano la voluttà. Sembrava ingrandita. La sua eleganza aveva un accento; le sue maniere una volontà. Tutto indicava che di quella bella cosa l'amore aveva di già fatto qualcuno!
      Da tutta quella persona si sprigionava un fluido che inebbriava.
      Il duca provava dei fremiti.
      La moglie non era ella di già divenuta un'amante?
      Il duca girò intorno lo sguardo per quella camera, come per dimandarle la prima parola della conversazione.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Nubo Maria Maria