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      Bisogna che la tua calma ed il tuo decreto senza appello abbiano per fondo una disperazione muta o un progetto sinistro.... Parla, parla, Vitaliana...
      Vitaliana, per tutta risposta, interruppe il duca e suonò.
      Maria apparve.
      Vitaliana le disse:
      - Il duca vi dice di fargli servire il cioccolatte nel suo gabinetto. E venite a vestirmi.
      Balbek uscì, la testa affondata nel petto.
      L'ultima parola era stata detta.
     
      Il duca aveva forse indovinato.
      La sfrontatezza sùbita, la resoluzione irremovibile di Vitaliana erano la conseguenza di una decisione suprema presa da lei.
      Ella non ne soffiò motto ad alcuno, però. Si seppe il suo pensiero più tardi, da una bozza di lettera cui si proponeva indirizzare a sua madre, e cui non le indirizzò.
      Ella si suicidava, ed uccideva Adriano con lei!
      Un ravvicinamento con mio marito - scriveva ella - mi sembra, più che impossibile, inverosimile. Io non mi sento la forza di resistere all'attrazione di mio cugino. Ma non so neppure perdonargli Morella - di cui colgo i baci caldi ancora, sulle labbra febbrili di Adriano. Non so rassegnarmi a morir sola, perchè soffocherei di gelosia fin nella mia tomba. D'altronde, ò infravisto, in un paradiso d'amore, il frutto proibito, cui voglio mordere di bell'appetito, prima di morire - e morir dopo, madre mia, par lavare l'onta di cui imbratto il capo di mio figlio.
      Le rimostranze di oggi del fu mio marito mi ànno confermata nella mia risoluzione.
      In una parola, madre, voglio morire nelle braccia di Adriano, con lui, sfogliando petalo a petalo l'estasi della colpa - se amare n'è una agli occhi di Dio.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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