In un baleno, Vitaliana si precipitò alla porta della sua camera e la chiuse.
Un quarto d'ora dopo, si sarebbe potuto veder nelle tenebre un fantasma alle pupille del tigre, avanzar dolcemente, ritenendo il fiato, ammortendo il fruscio del suo strisciare.
Quando il duca - era desso - fu alla porta della camera di sua moglie, e' si raddrizzò e spinse il lucchetto esterno.
Con la stessa precauzione, passò nella stufa. Si avvicinò al balcone di quella camera fatale, cavò una piccola lanterna cieca - di cui proiettò il lume sul buchino che vi aveva praticato la mattina - e vi colò dentro una vite cui girò e serrò.
Quindi ritornò alla porta della camera.
Aveva alla mano una pistola, e nello sparato del suo panciotto un lungo stile.
La porta era stata chiusa a chiave precipitosamente da Vitaliana. Ond'è, ch'egli non poteva veder nulla a traverso il buco della toppa.
Ma udiva tutto.
Accollò quindi il suo orecchio a quel buco della serratura... E le sue unghie, come dei graffi di leone, lacerarono la carne del suo petto.
Dio mio! che cosa è la morte, all'indomani di quella notte in cui Romeo si attardò fino al canto dell'allodola dell'alba, nella stanza di Giulietta! La vita à dessa ancor dei misteri, dei raggi, dei poemi, dopo che la bocca di Giulietta à rivelato l'armonia della danza degli astri?
Il duca sapeva che quella camera nuziale dell'amore era una tomba... e nonpertanto egli invidiava le sue vittime!
E la sue unghie si conficcavano più dentro e più dentro nelle sue costole, e sembravano farsi strada verso il cuore, per impedirgli di sobbalzare.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Vitaliana Vitaliana Romeo Giulietta Giulietta
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