Quanto tempo quel dannato rimase egli a quella porta del paradiso?
Egli usć precipitosamente di nuovo, per la porta segreta donde era entrato alle undici, poscia, alle tre del mattino, rientṛ per la grande porta esterna del palazzo.
Anḍ dritto alla sua camera, rifiutando il servizio dei suoi famigliari.
Il duca ritorṇ alla porta della camera di sua moglie.
Poco dopo, tutti dormivano nella magione - tranne lui ed Adriano forse!
No, Vitaliana anch'ella vegliava.
Non udite voi quella parole interrotte, quei sospiri che, come bianchi cherubini, volano verso Dio; quella solfa profumata, che è un inno alle penne d'oro?
Ed il duca lacera e lacera sempre il suo petto che sanguina!
Se lo si avesse potuto mirare, egli avrebbe fatto orrore!...
Che! l'assassino ride?
Quella maschera di carnivoro si crispa.
Egli ode un piccolo grido. Egli ode un rumore, una mano che gira la chiave della porta, chiusa al lucchetto di fuori... Egli ode che si va al balcone, inchiodato allo zoccolo... Si scuote l'una e l'altro...
Ch'è? una voce... Vieni, Adriano, vieni! Ancora, ancora, vieni... Adriano... ̣ sonno, vieni... ancora, ancora, ancora!...
E le unghie del duca squarciano sempre, fino all'osso, il suo petto messo a brani!...
Poi silenzio!...
No, no... un bacio che si accascia... Silenzio!
Silenzio! come nel vacuo!
L'alba spunta.
Il duca va a ritirare la vite dalla porta del balcone, cava il lucchetto dalla porta della camera, e va ad appostarsi, la pistola alla mano, alla porta della sua camera, dopo aver scomposto il letto come vi si fosse coricato.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Adriano Vitaliana Dio Adriano
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