Fa poi dare la sententia a Dicasto, cioè al giudice. Dove veggendosi concluso Apistio, cioè l'infedele, dalla verità, e non havendo più verun luogo da fuggire, chiede gli sia mutato il nome dal giudice, et ello, vedendolo credere la verità, lo chiama Pistico, cioè fedele. Questo è quello che si contene in questi tre dialoggi. Il perché conoscendo io qualmente sarebbono assai aggradevoli essi dialoggi, non solamente alli dotti, ma ancho a quelli che non intendono il latino, ho pigliato cotesta fatica di volgariggiarli, non così ben da tutti intesi, acciò che chiunque amatore della fede christiana ne possa pigliare amenevole delettatione, e soavi frutti. Dipoi hammi paruto di donarli a V. S. Illustre, sicome a quella che so le sarà maggiormente aggradi, per esser opra che procede dal suo dolcissimo consorte, di tanta singulare donna degno, e voi non manco degna di tanto huomo, sicome sono consueto di dire. Dignarasi ancho V. S. di farne parte di questa nostra fatica alla illustre madonna Anna di V. S. figliuola, dolce consorte dello illustrissimo signore Antoniotto Adorno meritevolmente Duce di Genova. Perché so qualmente piacerano a sua Signoria coteste frutta, uscendone da quello eccellente albero del suo amantissimo padre. Attentamente dunque stian ad udire parlar, V. S. Illustre, in volgare benché rozzo, Apistio insieme con Fronimo, e dipoi la Strega, e Dicasto, li quali per insino ad hora hanno ragionato litteralmente, solamente dalli dotti intesi. Vale, Illustre Segnora.
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