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      Rompendo io infelice e sciagurata quelle sagratissime hostie nel sterco, con una verga, vide uscire da quelle il vivo sangue.
      FRONIMO Che odi dire hoggi? Può essere questo? Credo certamente che mai più non udirano le mie orecchie simili opere scelerate et iscommunicate.
      APISTIO Anchora io son di cotesta oppenione di non udire mai più simili sacrileggi, né simili horrende opere.
      FRONIMO Deh, per amore de Iddio, partiamoci di qui et andiamo incontro di Dicasto, s'el ti piace, che ritorna da noi.
      APISTIO Molto mi piace. Andiamo.
      DICASTO Oh ben, come va, seti satisfatti? Vi è anchora rimasta alcuna cosa da dovere intendere?
      FRONIMO Deh, il nostro Dicasto, io te dico, che per cotal modo siamo stomacati, che non havemo più bisogno di pranso. Io te so ben dire che siamo per una volta satiati.
      DICASTO Andiamo un puoco nel giardino, e così forsi caminando e spasseggiando vi ritornarà lo appetito. Hor su, tu mena la strega nella pregione.
      APISTIO In verità vi dico che non mai haverebbe creduto che se potessino, non dico fare, ma pur pensare tante sceleritade, tante malvagi opere, e tante iscommunicate cose, quante ho udito hoggi dalla strega. Il perché avanti facilmente haverebbe perdonato a cotesta generatione di huomini e di donne, credendo che fussero condutti da qualche leggierezza, o vero da qualche mancamento di cervello, ad intrare in questo errore, et anchora istimava che fussero coteste streghe e stregoni ingannati dalle apparenti visioni et illusioni e fittioni del demonio, et anchora (io dirò la mia oppenione) non giurarebbi che non siano ingannati, ma hora, sicome buono e fedele Christiano, come sono stato et ho creduto quello che debbe credere ciascun vero Christiano, non mai consentirebbi se dovesse dare venia né perdonare a cotesti iniqui scelerati, e malvaggi violatori e spreciatori della nostra santissima fede.


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Libro detto Strega o delle illusioni del demonio
di Gianfrancesco Pico della Morandola
pagine 141

   





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