APISTIO Il mio Fronimo, io credo alle tue parole.
FRONIMO Pur quando anchor non mi vuolesti credere, io ti mostrarebbi il libro dell'antidetto authore e greco et anche latino, che è apresso di me. Nel quale anchor vi è scritto di una certa isola del mare Eussino, dovi è il tempio di Achille. Nella quale sovente è stato veduto da lui esso Achille che ha fatto convito a quelli huomini ivi andavano, e che ha conosciuto Patroclo figliuolo di Thete, et altri demonii e (sicome egli dice) li chori delli demonii, cioè le moltitudini di essi, et ancho have veduto li Dioscuri che danno agiutorio alle navi che pericolavono, acciò io lasci di ramentare quello che esso scrisse, come era consuetudine di esser veduto nello Ilio le forze di Hettore. Ma coteste cose non pertengono al convito delle Lemuri.
APISTIO Non pareno queste cose molto discosto dal convito di Nereo e dell'oceano, delli quali ne fanno memoria diversi poeti.
FRONIMO Pensò il maligno et astuto nemico dell'huomo cotesti velenati conviti, acciò privasse l'huomo dello eccellentissimo convito di Christo, che ha apparecchiato sovra della mensa sua nel suo reamo. Ma hora, vi voglio raccontare non un convito finto e scritto dalli Poeti, ma una maravegliosa cosa già puochi anni passati a mi narrata da un grande huomo, ornato così di eccellente dignità, come di dovitia e di ricchezze. Fu un buon sacerdote nelle Alpi Rhetie, cioè di Germania, già dodici anni fa, il quale dovendo portare il sagrosanto viatico del corpo di messer Giesù Christo ad uno gravemente infermo et essendoli molto discosto, e vedendo di non poterlo così presto portare caminando a piedi, sicome era il bisogno, salì su il cavallo, e legossi al collo in una assai honorevole cassetta di legno il santissimo sagramento, e comenzò assai in freta di caminare, per satisfare al debito suo.
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