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      Quando el capitano generale lo seppe, lo mandò a torre con lo schifo e menollo in quella isola che era nel porto, dove avevano fatta una casa per li fabbri e per metterli alcune cose de le nave. Costui era piú grande e meglio disposto de li altri e tanto trattabile e grazioso. Saltando ballava e, quando ballava, ogni volta cacciava li piedi sotto terra un palmo. Stette molti giorni con noi, tanto che 'l battizzassemo, chiamandolo Giovanni. Costui chiaro pronunziava Gesú, Pater Noster, Ave Maria e Giovanni come noi, se non con voce grossissima. Poi el capitano generale li donò una camisa, una camisotta di panno, braghesse di panno, un bonet, un specchio, uno pettine, sonagli e altre cose e mandollo da li sui. Ghe li andò molto allegro e contento. Il giorno seguente costui portò uno di quelli animali grandi al capitano generale, per il che li dette molte cose acciò ne portasse de li altri: ma piú nol vedessimo. Pensassimo [che] li suoi lo avessero ammazzato per aver conversato con noi.
     
      Passati 15 giorni, vedessemo quattro de questi giganti senza le sue armi, perchè le avevano ascose in certi spini: poi li due che pigliassemo ne le insegnarono. Ognuno era dipinto differenziatamente. Il capitano generale ritenne due, li più giovani e piú disposti, con grande astuzia, per condurli in Ispagna. Se altramente avesse fatto, facilmente avrebbeno morto alcun de noi. L'astuzia che usò in ritenerli fu questa: ghe dette molti cortelli, forbice, specchi, sonagli e cristallino. Avendo questi due le mani piene de le dette cose, il capitano generale fece portare due para de ferri, che se mettono a li piedi, mostrando de donarli, e elli, per esser ferro, gli piacevano molto, ma non sapevano come portarli e li rincresceva lassarli: non avevano dove mettere quella merce e bisogniavali tenersi con le mani la pelle che avevano intorno.


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Relazione del primo viaggio intorno al mondo
di Antonio Pigafetta
Istituto Editoriale Italiano
1956 pagine 131

   





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