Circa de settanta leghe alla detta via, in dodeci gradi di latitudine e 146 de longitudine a 6 de marzo discoprissemo una isola al maistrale piccola e due altre al garbin. Una era più alta e più grande delle altre due. Il capitano generale voleva fermarse nella grande per pigliare qualche refrigerio; ma non potè, perchè la gente de questa isola entravano ne le navi e rubavano chi una cosa, chi l'altra, talmente che non potevamo guardarsi. Volevano calare le vele a ciò andassimo in terra: ne roborono lo schifo che stava legato da poppa de la nave capitana con grandissima prestezza. Per il che corrucciato il capitano generale andò in terra con quaranta uomini armati e brusarono da quaranta o cinquanta case con molti barchetti e ammazzarono sette uomini, e riebbe lo schifo. Subito ne partissemo seguendo lo medesimo cammino. Innanzi che dismontassemo in terra alcuni nostri infermi ne pregorono, se ammazzavamo uomo o donna, li portassemo li interiori, perchè subito sarebbeno sani.
Quando ferivamo alcuni di questi con li verrettoni, che li passavano li fianchi da l'una banda all'altra, tiravano il verrettone mo' di qua, mo' di là, guardandolo; poi lo tiravano fuora meravigliandosi molto, e così morivano: e altri che erano feriti nel petto facevano il simile. Ne mosseno a gran compassione. Costoro vedendone partire ne seguitarono con più de cento barchetti più d'una lega: se accostavano a le navi mostrandone pesce con simulazione de darnelo; ma traevano sassi e poi fuggivano. Andando le navi con vele piene, passavano fra loro e li battelli con quelli suoi barchetti molto destrissimi.
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