Lo capitano generale fece armare uno de le sue proprie arme e feceli dire come tutti noi combattevamo de quella sorta. Il Moro molto si spaventò: il capitano li disse non si spaventasse, perchè le nostre arme erano piacevoli a li amici e aspre a li nemici; e così come li fazoli asciogano il sudore, così le nostre arme atterrano e destruggeno tutti li avversari e malevoli della nostra fede. Fece questo acciò el Moro, che pareva essere più astuto de li altri, lo dicesse al re.
Dopo disnare venne a le navi lo nipote del re, che era principe, col re di Mazana, il Moro, il governatore e il bargello maggiore con otto principali, per fare la pace con noi. Lo capitano generale, sedendo in una cattedra de velluto rosso, li principali in sedie de corame e li altri in terra sovra store, li disse per lo interprete, se lo suo costume era di parlare in secreto, ovvero in pubblico, e se questo principe col re de Mazana avevano il potere di fare la pace. Rispose che parlavano in pubblico e che costoro avevano il potere de far la pace.
Lo capitano disse molte cose sovra la pace e che 'l pregava Iddio la confirmasse in cielo: dissero che mai non avevano aldite cotali parole e che pigliavano gran piacere a udirle. Vedendo lo capitano che questi volontieri ascoltavano e rispondevano, li cominciò [a] dire cose per indurli a la fede.
Domandò qual dopo la morte del re succedesse a la signoria: rispose che lo re non aveva figlioli, ma figliole, e che questo suo nipote aveva per moglie la maggiore; perciò era lo principe e quando li padri e madri erano vecchi non si onoravano piú, ma li figlioli li comandavano.
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