Subito li furono addosso con lancie de ferro e de canna e con quelli sui terciadi, fin che lo specchio, il lume, el conforto e la vera guida nostra ammazzarono.
Quando lo ferivano, molte volte se voltò indietro per vedere se èramo tutti dentro ne li battelli: poi, vedendolo morto, al meglio [che] potessemo, feriti, se ritrassemo a li battelli, che già se partivano. Lo re cristiano ne avrebbe aiutato, ma lo capitano, innanzi [che] desmontassimo in terra, gli commise [che] non si dovesse partire dal suo balangai e stesse a vedere in che modo combattevamo. Quando lo re seppe come era morto, pianse.
Se non era questo povero capitano, niuno de noi si salvava ne li battelli, perchè, quando lui combatteva, gli altri si salvavano ne li battelli.
Spero in Vostra signoria illustrissima [che] la fama di uno sì generoso capitano non debba essere estinta ne li tempi nostri. Fra le altre virtù, che erano in lui, era lo più costante in una grandissima fortuna che mai alcuno altro fosse al mondo: sopportava la fame più che tutti gli altri, e più giustamente che uomo fosse al mondo carteava e navigava, e, se questo fu il vero, se vede apertamente, niuno altro avere avuto tanto ingegno nè ardire di saper dare una volta al mondo come già quasi lui aveva dato. Questa battaglia fu fatta al sabato ventisette de aprile 1521 (il capitano la volse fare in sabato, perchè era lo giorno suo devoto), ne la quale foreno morti con lui otto de li nostri e quattro Indii, fatti cristiani, da le bombarde de li battelli, che erano dappoi venuti per aiutarne; e de li nemici se non quindici, ma molti de noi feriti.
| |
Vostra Indii
|