Dopo disnare lo re cristiano mandò a dire con lo nostro consentimento a quello de Matan, se ne volevano dare lo capitano con li altri morti, che li daressimo quanta mercadanzia volessero. Risposero [che] non se dava un tale uomo, como pensavamo, e che non lo darebbono per la maggior ricchezza del mondo: ma lo volevano tenere per memoria sua.
Subito che fo morto lo capitano, quelli quattro che stavano nella città per mercadantare, fecero portare le nostre mercanzie alle navi. Poi facessimo dui governatori, Duarte Barbosa, portoghese, parente del capitano e Giovan Serrano, spagnolo. L'interprete nostro, che se chiamava Enrique, per essere uno poco ferito non andava più in terra per fare le cose nostre necessarie, ma stava sempre ne la schiavina. Per il che Duarte Barbosa, governatore de la nave capitana, li gridò e dissegli [che], sebbene è morto lo capitano suo signore, per questo non era libero; anzi voleva, quando fossimo arrivati in Ispagna [che] sempre fosse schiavo de madonna Beatrice, moglie del capitano generale, e minacciandolo [che], se non andava in terra, lo frusteria. Lo schiavo si levò e mostrò de non far conto di queste parole, e andò in terra a dire al re cristiano come se volevano partire presto; ma, se lui voleva fare a suo modo, guadagneria le nave e tutte le nostre mercadanzie; e così ordinorono uno tradimento. Lo schiavo ritornò alla nave e mostrò essere più facente de prima.
Mercole mattina, primo de maggio, lo re cristiano mandò a dire a li governatori, come erano preparate le gioie, [che] aveva promesso de mandare al re de Spagna, e che li pregava con li altri suoi andassero [a] disnar seco quella mattina, che li le darebbe.
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