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      Quando l'anno è più caldo e con manco piogge, se coglieno trecento e quattrocento bahar in ogni una de queste isole. Nascono solamente ne li monti, e se alcuni de questi arbori sono piantati al piano, appresso li monti, non vivono. La sua foglia, la scorza e il legno verde è così forte come li garofoli. Se non si coglieno quando sono maturi, diventano grandi e tanto duri, che non è bono altro de loro, se non la sua scorza. Non nascono al mondo altri garofoli, se non in cinque monti de queste cinque isole. Se ne trovano ben alcuni in Giailolo e in una isola piccola fra Tadore e Mutir, detta Mate, ma non sono buoni. Vedevamo noi quasi ogni giorno una nebula discendere e circondare l'uno o l'altro de questi monti, per il che li garofoli diventano perfetti. Ciascuno de questi popoli hanno de questi arbori e ogni uno custodiscono li sui; ma non li coltivano.
      In questa isola se trovano alcuni alberi di noce moscata. L'albero è come le nostre noghere e con le medesime foglie; la noce quando se coglie, è grande come uno cotogno piccolo, con quel pelo e del medesimo colore. La sua prima scorza è grossa come lo verde de le nostri noci; sotto de questa è una tela sottile, sotto la quale sta la matia, rossissima, rivolta intorno la scorza della noce, e de dentro de questa è la noce moscata.
      Le case de questi popoli sono fatte come le altre, ma non così alte da terra, e sono circondate da canne, in modo de una sieve.
      Queste femmine sono brutte, e vanno nude come le altre, con quelli panni de scorza de albero.


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Relazione del primo viaggio intorno al mondo
di Antonio Pigafetta
Istituto Editoriale Italiano
1956 pagine 131

   





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