Un giorno essendo io nella mia camera a Monte Giordano, nella casa del signor de' Gabrielli, casa che fu già de' signori Orsini, un certo signor Broggi mi venne a visitare di buon mattino per farmi uscire col pretesto di un affare supposto. Credendolo amico mio, non pensai che venisse per tradirmi, ed uscii volentieri con lui.
Disceso nella corte non presi la strada che per solito prendevo, la via detta del Fico, ma, uscendo dalla porta grande, presi quella che va alla chiesa nuova di San Filippo Neri; del che il Broggi parve assai turbato e voleva per forza che io passassi dall'altra parte, dove i birri mi aspettavano. Però il mio rifiuto non mi giovò, poiché le spie che mi seguivano, vedendo che prendevo la strada di piazza Navona, corsero subito ad avvertire i birri di andarvi. Appena fui giunto alla prima via di Sant'Agnese, sentii correre due persone dietro a me, le quali, gettatomi addosso un gran mantello nero, m'arrestarono e mi trascinarono così coperto nella casa d'un libraio, dove mi trattennero finché giunse il bargello con 40 birri. Costui mi fece mettere, tutto avviluppato, nella sua carrozza e mi condusse al suo domicilio, dove mi domandò il nome. Quando lo seppe, si ricordò che, servendo io il cardinal Basadonna, lo avevo aiutato ad ottenere il posto di Bargello, ma con tutto ciò non mi favorì punto. Ivi attesi un po' più di mezz'ora, quindi fui condotto nelle carceri del Sant'Uffizio.
Appena fui giunto alla Cancelleria di quel Tribunale, il Sottocommissario e l'Attuario in capo mi fecero perquisire la persona, come si costuma con tutti i prigionieri e prendendomi tutto quanto avevo di danaro e di carte e insomma tutto quello che avevo nelle tasche, non mi lasciarono che una tabacchiera, l'Uffizio della Madonna e una corona.
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