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      Egli rimase alcune settimane in Roma e prese finalmente il partito di condurre nostra madre in Germania, come infatti fece. La mia povera madre, vecchia di più che novant'anni, dimandò in grazia alla Sacra Congregazione di vedermi almeno una sola volta prima di partire; e la grazia le fu accordata, poiché essendo essa molto giù di salute, si poteva credere che non mi avrebbe visto più. Venne a questo doloroso abboccamento accompagnata da mio fratello, e furono più le lagrime che le parole. La vidi nella camera del padre sotto compagno del Commissario. Mio fratello, dopo molti segni del suo affetto, mi mise in dito un anello con un bello smeraldo in mezzo a tre diamanti, e mi dette anche alcuni ducati doppi. Mi fu permesso di tenere l'anello, ma bisognò consegnare i quattrini in mano del padre che era presente al nostro abboccamento, poiché è proibito ai prigionieri di tener denaro, benché i frati lo conservino fedelmente pei bisogni dei prigionieri e per far loro comprare quello che desiderano. Mia madre sciogliendosi in lagrime tra mille baci e singhiozzi, mi esortava alla pazienza e a non disperare. Mio fratello faceva altrettanto, assicurandomi che non mancherebbe di procurarmi raccomandazioni potenti. Egli cercava così di consolarmi, ma io gli risposi che bisognava confidare soltanto nella misericordia di Dio; che non v'era raccomandazione più possente di quella e che forse, più presto che non pensavano, Iddio avrebbe rasciugato le lacrime loro e fatte cessare le pene mie.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
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