- È vero - egli mi rispose - che ce ne sono stati di quelli che si provarono di scappare, ma non ci riuscì nessuno perché le carceri sono circondate dal fosso e dal muro.
Io insistei chiedendogli che punizione si infliggerebbe a chi pur lo tentasse ed egli mi rispose:
- Figlio mio, chi tentasse di fuggire prima d'essere assolto, sarebbe condannato al fuoco perché sarebbe un segno d'impenitenza.
- Ma dopo assolto - chiesi - che pena avrebbe?
- Quella della semplice infrazione del carcere - rispose - poiché è di natura il cercare di sfuggire alle pene che si soffrono.
Alcuni giorni dopo, in un'altra visita che mi fece, dolendomi secolui delle mie sofferenze continue, per consolazione mi disse di aver parlato di me al Papa durante un'ora, di averlo informato della vita che conducevo in carcere, della rassegnazione che appariva dai miei discorsi e dalle mie azioni, del pentimento che mostravo per aver offeso Iddio, e che infine potevo passare per un rigenerato ed un santo, così che sarebbe stato peccato farmi uscire dal sacro luogo che aveva dato occasione ad una delle più belle conversioni ch'egli avesse mai visto. Stentai a lasciargli finire un ragionamento cominciato tanto bene e finito tanto male e lo interruppi con una triste esclamazione, dicendogli:
- Ah, Padre mio, avrei fatto a meno volentieri di questa canonizzazione! D'ora in poi abbia minor carità per me, la scongiuro, e mi risparmi le sue buone parole discorrendo di me col Santo Padre.
- Io credeva - rispose egli freddamente - di parlare pel vostro bene e pel vostro più grande vantaggio, poiché essendo rinchiuso qui, dove è l'asilo della pietà, della verità e della giustizia, lungi dalla vista degli oggetti che seducono, voi siete meno esposto alle lusinghe delle voluttà mondane ed agli agguati del demonio.
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Papa Iddio Padre Santo Padre
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