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      Ivi cominciai a sentire come un'agitazione di spirito, che fu come una inspirazione e che mi costrinse a fermarmi fin che furono suonate le dieci. Non potevo ricorrere che a Dio. A Dio solo attribuivo la fortuna della mia fuga e lo supplicavo ad ogni momento d'assistermi. In questa fede seguivo i pensieri che mi venivano, come se Dio me li mandasse.
      Giunto presso a Ponte Molle, mi venne in capo di cacciarmi in un grande campo di quei salici che a Roma servono di pali alle vigne, per ripararmi dalla pioggia ed aspettare che suonassero le dieci. Perciò volli saltare un fosso pieno d'acqua, ma per la mia debolezza o per la poca agilità, caddi proprio nel mezzo e finii di bagnarmi se pure avevo qualche parte del corpo ancora asciutta. Mi arrampicai tuttavia, non ostante le punture degli spini ed entrai nel campo dove credevo ripararmi dall'acqua ma invece le lunghe foglie dei salici erano come tante grondaie che mi piovevano addosso. Tuttavia sedetti alla meglio e cominciai a dire le mie orazioni e il rosario.
      Quando furono suonate le dieci, sentii di nuovo il cuore che mi diceva di partire. Mi levai, mi misi per la strada, ma non ero ancora a cento passi dai salici che sentii dalla parte della via Flaminia che mena dritto a Ponte Molle, il rumore di una cavalcata che veniva avanti per giungere al ponte. Subito mi gettai disteso in terra colla testa rivolta al ponte e vidi che erano i birri e ne contai più di trenta. Le nubi avevano allora ceduto alla luna la quale battendo sugli schioppi che avevano davanti, me li fece riconoscere facilmente.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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