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      - Per me, sono contento - mi rispose egli - ma mi pare impossibile che a valle non ci sia acqua.
      Infatti ci pareva di sentire il rumore di una cascata. Ivi presso era una grande quercia, caduta per vecchiaia o rovesciata dai venti, la quale ci offriva nel tronco un comodo asilo per nasconderci. Pregai Francesco che cercasse di riposarvisi un poco mentre io direi le mie orazioni, dopo di che avrei riposato alla mia volta. Così rimanemmo in quel luogo fino a notte.
      Appena il sole fu tramontato, continuammo a scendere per la via che il contadino ci aveva maliziosamente indicato, ma dopo un'ora e mezza ci trovammo sull'orlo di un orribile precipizio.
      - Se tiriamo avanti, collo scuro della notte - disse la guida - cadremo sicuro in fondo.
      - Che fare dunque? - risposi.
      - Torniamo addietro - replicò egli - poiché se il contadino è andato dall'altra parte, ci deve essere una strada migliore.
      Eccoci dunque a risalire addietro, assetati e sfiniti. Figuratevi con che stenti ci trascinavamo! Arrivammo finalmente allo stesso luogo dove avevamo visto il contadino. Allora la guida mi disse:
      - Per l'amor di Dio, fermiamoci qui, che non ne posso più! - E nello stesso tempo fu preso da un deliquio e cadde nelle mie braccia.
      Imaginate la mia desolazione! Pregai Dio dal più profondo del cuore perché mi assistesse colla sua grazia, non avendo più nulla da sperare dagli uomini. Vedevo bene che questo deliquio veniva dalla debolezza di un lungo digiuno, dalla terribile sete e dai patimenti e dalle fatiche che avevamo sofferto, ma ad ogni modo piacque a Dio che dopo mezzo quarto d'ora il povero Francesco tornasse a respirare.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
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