Pagina (59/170)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Misi allora per caso la mano in tasca e trovai una ventina di chiodi di garofano, rimasti in un paio di brache di pelle che non avevo deposto fino da quando fingevo d'aver male ai denti per lasciarmi crescere la barba. Glieli diedi da masticare, il che lo eccitò un poco, e mi disse che lo stomaco gli andava un po' meglio. Lo esortai al riposo, non volendo tirare avanti fino al levarsi della luna.
      La luna si alzò verso le dieci e così chiara che anche nel bosco si poteva distinguere la strada. La guida si alzò, e mentre stavamo consultandoci sulla via da seguire, non essendo ivi nessuna strada segnata, egli vide un grande campo di terra lavorata. Allora disse:
      - Se questa terra è lavorata, ci deve essere qualche via perché passino i buoi. Andiamo là e la troveremo. Infatti dopo dugento passi vedemmo un viottolo tra i cespugli e lo seguimmo fino al piede del monte, dove trovammo un ruscelletto d'acqua corrente. Ci fermammo a dissetarci e la guida mi disse, con mia sorpresa, che aveva ancora un poco di pane. Lo dividemmo, lo mangiammo con gran gusto, riempimmo d'acqua il fiasco e continuammo a camminare pel sentiero tra due monti, dove correva il ruscello.
      Avevamo forse camminato due ore, allorché ai piedi della costa dov'è Licenza, sulla strada che seguivamo, vidi scintillare al chiaro di luna alcuni moschetti appoggiati ad una siepe. Rimasi sospeso un momento e mi fermai di botto credendomi perduto; ma un buon presentimento mi rassicurò, come se qualcuno m'avesse detto: «Io ti nasconderò!». Mi fidai di quel che il cuore mi consigliava, e dissi alla guida di camminare come me sulla punta dei piedi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





Licenza