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      Il sole era molto alto e doveva essere il tocco. Dissi allora a Francesco che mi pareva che il nostr'uomo tardasse troppo e che non vorrei che invece di condurmi a cavallo a Riofreddo mi conducesse in trionfo a Roma. Allora andammo subito verso il monte e scendemmo la costa di corsa per nasconderci nel bosco che era nella costa di faccia.
      Avevamo appena fatto un centinaio di passi dentro al bosco che vedemmo ritornare il contadino con tre birri vestiti di nero, come usano in Roma. In alto della costa cominciò a gridare:
      - Ohè! Ohè! Dove sei tu che volevi andare a cavallo a Riofreddo? - e lo ripeté una diecina di volte cercandoci dappertutto. Noi vedevamo e sentivamo senz'esser visti e cercammo d'internarci più avanti nella macchia per evitar meglio l'occhio e l'inseguimento dei birri. Rimanemmo nel folto fino al tramonto. Allora vedendo che gli occhi i più acuti non ci avrebbero potuto scoprire, uscimmo dal nostro asilo, camminammo lungo un campo arato e coperto, in fondo al quale trovammo la via. Dopo alcuni passi trovammo un contadino che tornava dal lavoro e con lui un uomo col mantello nero. Ci diedero la buona sera, ci chiesero se avessimo visto una vacca e rispondemmo di no, seguitando la strada sempre in guardia come chi è in sospetto. Voltai spesso la testa e vidi che coloro ci guardavano sempre. Dissi allora a Francesco:
      - Entriamo nel bosco, a sinistra, e nascondiamoci bene.
      La notte diveniva più nera e giunti all'altra estremità del bosco trovammo un largo fiume di cui non so il nome.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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