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      Arrivammo in vetta al monte ed entrammo nel bosco. C'eravamo appena che, da un viottolo, vedemmo venire a noi una giovane, due bimbi ed un giovane di ventisei o ventisette anni, con due asini per caricare le ghiande che andavano a raccogliere. Cacciato dalla fame andai a domandar loro un po' di pane per amor di Dio. Si scusarono dicendo che avevano fatto colazione di buon mattino e non avevano altro, poiché, quando andavano fuori, non mangiavano che la sera al ritorno. Tuttavia parevano dolenti di non aver nulla da darci ed io li lasciai dicendo:
      - Pazienza!
      La giovine però, si tolse di tasca un pezzo di pane e lo diede ad uno dei bimbi perché me lo portasse. Io lo presi con grande gioia e diedi invece una monetuccia d'argento. Ma il giovane di ventisette anni, che aveva una scure in spalla, gli proibì di prenderla.
      L'azione di questo giovane mi sorprese e mi parve così straordinaria e bella per un contadino che dissi a Francesco:
      - Se dovessi fidarmi di qualcuno, mi fiderei di questo giovane che mi pare sicuro.
      - Credo che ella non s'ingannerebbe - rispose Francesco - poiché noi contadini non abbiamo l'uso di rifiutare denari, quando ce ne offrono.
      Arrivammo intanto sulla vetta del monte, dove ci mettemmo per la macchia e raccogliemmo legna secca per accendere il fuoco ed asciugarci. Appena il fuoco fu vivo, non ostante la pioggia che seguitava sempre, mi spogliai e asciugai le due camicie che avevo indosso. Francesco intanto faceva arrostire le ghiande sulla brace, il solo cibo che avevamo da tre giorni.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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