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      Così dicendo cominciò a scendere il monte tanto velocemente che stentavo a seguirlo colle piante de' piedi scorticate. Finalmente giungemmo alla pianura ad un gran quadrivio.
      - Qui, - disse egli - è il maggior pericolo, poiché nel mulino che vedete a dritta stanno sempre i birri. Ma non temete, anche se foste in mezzo a quelle canaglie. Io ho abbastanza cuore di cavarvi dalle loro mani e da più grandi pericoli se occorre.
      - Di grazia - replicai - andiamo presto. Il meglio è passare nel Regno senza incontrarli.
      Mi avvertì che al di là del fosso troveremmo un'osteria del signor Conestabile Colonna; osteria dei confini, dove era sempre una banda di birri del Regno, posti in in quel luogo per impedire l'uscita dei grani e che però non potevano farci alcun male.
      - Andate sicuri - aggiunse - e parlate loro senza timore, perché non oseranno toccarvi.
      Dandoci queste buone istruzioni, ci condusse al desiderato fosso.
      - Ecco - disse. - Questo è il confine del regno di Napoli. Accomodate questo trave per passarci sopra e giungere dall'altra parte, poiché il fosso è profondo e traditore.
      Allora gli offrii altri quattro paoli16 che non voleva accettare; ma lo pregai così vivamente che alla fine li prese, dandomi un bacio in fronte, alla moda del paese, con mille benedizioni ed auguri di assistenza celeste. Gli chiesi il suo nome e mi rispose:
      - Scipione -, indi partì. A quel nome di Scipione mi ricordai Scipione l'Africano che fece tanto per Roma e dissi a me stesso che quel fortunato nome salvava questa volta un romano.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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