Pagina (71/170)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Giunto dall'altra parte del fosso, mi gettai ginocchioni per rendere grazie a Dio dell'avermi fatto metter piede in questa Canaan che avevo tanto sospirato. Baciai e ribaciai cento volte la terra cogli occhi molli di lacrime e il cuore intenerito; e Francesco, vedendomi, non poté a meno di fare altrettanto. Quindi recitai il Te Deum e ci mettemmo in via.
      Eravamo molto assetati, ma per una fortunata combinazione scorgemmo, lungo la siepe che circondava una vigna, un bel grappolo d'uva che i vendemmiatori non avevano certamente veduto. Francesco andò a coglierlo e ce lo spartimmo come fratelli.
      Un quarto d'ora dopo giungemmo all'osteria che Scipione ci aveva indicato e sull'uscio trovammo quattro birri col caporale. Li salutammo entrando e ci avvicinammo al fuoco per asciugarci poiché eravamo tutti bagnati.
      Uno di quei birri, più impertinente degli altri, venne ad interrogarmi chiedendo chi ero, di dove venivo e dove andavo. Risposi:
      - Sono suddito del signor Conestabile, vengo da Marino e vado a Tagliacozzo.
      - A che fare?
      - Debbo parlare al vice conte.
      - Dove hai la lettera?
      - Io non ho lettere.
      - Che! Sei tu dunque capace di fare un'ambasciata a bocca?
      - A te, che importa?
      - Se volessi saperlo, ti toccherebbe di dirlo.
      - Tu devi fare il tuo dovere se hai qualche potere su di me: ma se non ne hai alcuno, non puoi obbligarmi a dire quel che debbo fare.
      Allora il caporale si alzò e disse:
      - Non bisogna parlare così alto con noi. Siamo messi al confine per sapere chi entra e chi esce.
      - È vero - risposi - e lo so.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





Dio Canaan Francesco Te Deum Scipione Conestabile Marino Tagliacozzo