Per questo v'ho detto subito chi sono, di dove vengo e dove vado. Ma rendervi conto dell'ambasciata di cui m'ha incaricato il mio padrone, non è mio obbligo, e né voi, né nessuno mi ci può costringere.
Il povero Francesco tremava, sentendomi rispondere così arditamente ai birri, ma l'arrivo di alcuni pastori che portavano un paniere di funghi, mise fine al nostro dialogo. Si misero in cerchio attorno al fuoco coi loro funghi e dissero:
- Chi vuol mangiarne, li mondi.17
Parve allora, a Francesco ed a me, che ci invitassero a nozze poiché eravamo mezzo morti di fame per le sofferenze incredibili, i digiuni e le fatiche passate. I funghi furono mondati così sollecitamente che, in meno di mezz'ora, bollivano in una gran caldaia, e quando furono cotti se n'ebbero quindici buone porzioni, poiché è uso del paese dar la sua parte a ciascuno. La mia e quella di Francesco non furono delle più piccole. Mangiammo ciascuno due pani e bevemmo due misure di vino. Tutta la cena stette in quei funghi che trovammo squisiti, e ne fui contento tanto pel povero Francesco quanto per me, avendogli fatto sopportare tante fatiche e tanti digiuni.
Dopo la cena ci coricammo sulla paglia. Un porcaio che, secondo me, era spia dei birri, venne a mettermisi accanto, e per farmi parlare, cominciò a biasimare i birri, dicendo che erano canaglie insolenti, curiose dei fatti altrui e contentissime di tiranneggiare i viandanti. Gli risposi scusandoli, dicendo che facevano il loro dovere e che avrebbero fatto male a non far così: ma vedendo che voleva interrogarmi sopra altre cose per cavarmi i segreti di sotto, gli dissi:
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Francesco Francesco Francesco Francesco
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