Acconsentii volentieri. La cena non fu che di formaggio, di frutta e di grosse cipolle dolci come lo zucchero. Il chierichetto, seduto accanto a me, non mi lasciava in pace, e ad ogni momento mi faceva delle nuove domande, chiedendomi chi fossi e che professione facessi. Per liberarmene gli dissi che cercavo per quei monti una pianta balsamica; parola che io credevo non capisse. Ma non mi tornò il conto, perché subito esclamò:
- Ah! Io l'avevo giudicato bene! Ella è uno scienziato! Io la prego per amor di Dio, d'insegnarmi qualche cosa di medicina, poiché la mia vera vocazione è d'esser medico e non prete, come vorrebbe mio padre che pensa più al suo interesse che alla mia inclinazione. Non imparo il latino che per poter leggere i libri di medicina. La prego d'indicarmi quali siano i migliori. Che se ella potesse indurre mio padre a togliermi dalla Chiesa ed a lasciarmi seguire la mia vocazione, ella mi farebbe una grazia di cui le sarei riconoscente per tutta la vita.
Dopo aver catechizzato i pastorelli, predicato al boia e fatto l'avvocato pel contadino, eccomi ad un tratto divenuto dottore di medicina, non volendo, dopo quel che avevo detto, parerne affatto ignorante. Raccomandai al chierichetto Ippocrate, Galeno e Paracelso come gli autori migliori.
- Ma, sapete voi - aggiunsi - quante scienze diverse occorrono per diventare buon medico? Non sapete che non bisogna ignorar nulla della fisica e dell'anatomia? Il medico deve conoscere la natura e le virtù delle piante e le forze segrete dei minerali, esaminar bene le qualità delle droghe, saper qualche cosa anche dell'astronomia, che gli può esser utile.
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Dio Chiesa Ippocrate Galeno Paracelso
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