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      E perciò riparate in casa di buon ora.
      Lo ringraziai dell'avvertimento ed alla levata del sole uscii da Goriano.
      Giunto alla vetta di un monte non lontano, vidi alla mia dritta, sopra un colle, in mezzo ad una bella e vasta pianura, Sulmona, patria d'Ovidio. Presi la via d'una città detta Popoli, dove il fiume che viene dalla parte di Sulmona21 va a congiungersi a quello di Pescara, ricco di pesci, e specialmente di trote delicatissime. Questa città è grande, molto frequentata e di gran commercio; in modo che tutto vi abbonda. Entrai in una locanda dove cenai con un pane ed un sedano eccellente, dopo di che mi ritirai nella stalla e dormii sulla paglia.
      Alle due dopo la mezzanotte vidi che parecchi mulattieri caricavano sui muli certe balle di mercanzia da condurre al porto di Pescara all'imbarco, e risolsi di recarmici anch'io. Partii dunque da Popoli con loro e giunsi sul far del giorno vicino a Tocco, castello della casa Pignatelli. Giunto là, feci la riflessione che i pochi denari rimastimi non potevano bastare alle spese del mio imbarco e che se i venti contrari m'avessero fermato in qualche porto, sarei stato esposto al pericolo d'esser ripreso. Trovai perciò a proposito di mutar strada e d'andare da una mia parente, maritata ai confini del regno di Napoli, sicuro che essa m'assisterebbe con denaro e vesti, e che rimanendo alcuni giorni presso di lei, ristabilirei le mie forze abbattute da tante fatiche e potrei quindi continuar meglio il mio viaggio. Presi dunque un'altra via e giunsi la sera ad un convento di Cappuccini, dove fui ricevuto assai caritatevolmente da quei buoni padri che esercitarono la loro solita ospitalità. Mi prepararono un letto, mi portarono del pane, del vino ed una minestra di fave che mangiai con grandissimo piacere.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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