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      Piacque finalmente a Dio ch'io giungessi all'altra riva, dove mi distesi in terra quasi privo di sensi e senza più forze per sostenermi. Rimasi più di mezz'ora sulla sabbia, disteso, cercando come potevo di richiamare alle mie gambe il calor naturale, sia esponendole al sole, sia coprendole col mantello. A poco a poco mi tornarono i sensi e, trascinandomi alla meglio, giunsi, verso mezzodì, ad una città di cui non ricordo il nome.
      Andai a sentire l'ultima messa, quindi mi recai alla locanda. Mi diedero da pranzo, quattro sogliole, un grosso pane ed una bottiglia di vino. Le sogliole non sono grandi come queste,24 ma mi sembrano più delicate. Finii quindi in un lampo quelle che m'avevano date, poiché certo l'appetito non mi mancava, e me ne diedero altre quattro che mangiai chiedendone un'altra porzione. L'oste, sorpreso, me ne portò altre quattro. Bisogna sapere che quel luogo è vicino al mare e che v'ha abbondanza del miglior olio d'Italia,25 e tutto è a così buon mercato che per le dodici sogliole, il pane ed il vino, l'oste mi chiese solo mezzo paolo.
      Partii contentissimo d'aver così bene mangiato con poco e continuai il mio viaggio, andando verso il mare. Il mio primo pensiero era di mandare un messo alla mia parente, ma temetti che non si prestasse fede alle parole d'un semplice contadino, tanto più che mi parve pericoloso fidarmene e pericolosissimo dargli una lettera che avrebbe potuto esser perduta od intercettata. Risolvetti dunque d'andare io stesso a ritrovare la parente, sicuro che la mia persona e la vista de' miei patimenti l'avrebbero meglio mossa a compassione che il rapporto fatto da un altro.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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