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      Le lagrime ed i singulti le impedirono di proseguire. Io mi sentii intenerito tanto pel ricordo dell'ultimo addio di mia madre, quanto per la compassione de' miei infortuni che la cugina mostrava. Stentai molto a non unire le mie lacrime alle sue: tuttavia, reprimendo i moti della natura con tutta la forza di cui ero capace, le dissi:
      - È vero che la prigione del vostro parente è una grande sventura, ma bisogna sottomettersi agli ordini della Provvidenza che non è sempre inesorabile. Forse avete più ragione di ringraziarla che non pensiate. Se io vi portassi qualche buona notizia del cugino, non la ricevereste con altrettanta gioia, quanto fu il dolore che provaste per le sue miserie?
      - E quali buone notizie - riprese ella - potreste darmi di un uomo sepolto in un carcere di dove non potrà mai uscire?
      - Eppure - risposi - è vero e conosciuto che vostro cugino è fuggito di carcere e che ora è nel Regno! Allora ella diede un alto grido, dicendo:
      - È fuggito?
      - Sì - risposi - è fuori di carcere, e in queste vicinanze, ma in uno stato assai misero. Mi manda per pregarvi di assisterlo nell'estremo bisogno in cui si trova. Egli sa che voi siete una buona parente e che lo aiuterete. Abbiate, vi prego, pietà di lui, che è ben degno di compassione dopo le persecuzioni crudeli che la cattiva fortuna gli fece provare.
      Mentre le parlavo a questo modo e che per intenerirla di più le raccontavo parte delle traversie e delle fatiche sofferte, ella mi guardava fisso. Notò che la mia pronuncia era più romana che napoletana, e la forza del sangue non lasciandola più oltre dubitare del vero, venne, trasportata dalla tenerezza e dalla gioia, a gettarsi nelle mie braccia dicendomi:


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





Provvidenza Regno