Pagina (96/170)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Attraversai dunque il regno di Napoli ed entrai nell'Abruzzo Ulteriore. Passai per la città d'Ariano, indi per Conza, e in sei o sette giorni, ora a piedi ora su qualche asino incontrato, giunsi a Policastro, dove per tre carlini napoletani presi una barca che mi tragittò a Messina.
      Ci vidi il più bel porto del mondo; ma tutti i palazzi che ne sono l'ornamento principale non si reggevano che a forza di puntelli e di travi, per cagione di un orribile terremoto che aveva desolato tutta l'isola. Alcuni erano spaccati ed altri rovinati affatto, in modo che non si poteva guardare a quel flagello senza raccapriccio.
      Un giorno che passeggiavo sul porto vidi da lontano due musici romani, di quelli che sono fatti dal barbiere, i quali mi venivano incontro. Io li conoscevo benissimo, per cui, quando furono vicini, dovetti voltar la testa dall'altra parte perché non mi conoscessero, e mi avrebbero ravvisato senza dubbio poiché a Roma venivano in casa mia quasi tutti i giorni. Questo incontro mi fece abbandonare il progetto di rimanere un pezzo a Messina dove non avrei potuto stare quindici giorni senza esser da loro riconosciuto. Sapendo che i musici e specialmente i castrati aprono facilmente la bocca e cantano spesso quando dovrebbero star zitti, mi sarei esposto al rischio d'esser scoperto. Così per non dipendere da quelle lingue indiscrete, risolsi di partire da Messina e partii cinque giorni dopo all'arrivo, rimbarcandomi per Policastro, dove approdai felicemente.
      Dopo aver ben riflettuto ai casi miei, pensai che in tutta l'Italia e negli stati vicini non c'era sicurezza per me.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





Napoli Abruzzo Ulteriore Ariano Conza Policastro Messina Roma Messina Messina Policastro Italia