Ciò ridestò in me l'antica voglia di vedere l'Asia e di andare a finire i miei giorni in Persia. Con questo pensiero risolsi di andare ad Otranto per imbarcarmici e dall'Albania passare a Costantinopoli ad imparare il turco mettendomi al servizio di qualche mercante cristiano, indi andare alla Mecca con la prima carovana e di là ad Ormuz. È con queste belle idee che nutrivo la mia speranza e calmavo i miei timori; ma udirete fra poco come la fortuna si prende giuoco dei progetti umani.
Partendo da Policastro presi la via di Lagonegro e giunsi a Tursi di dove andai alla Torre di Soanzo30 lungo il fiume Salandrella, sul quale una barca di pescatori mi prese e mi condusse a Taranto. Di là andai senza fermarmi alla città di Specchia Ruggero,31 all'estremità degli Apennini, verso Carpignano, dove una sera, sul tramonto, mi accadde l'avventura deplorevole che sentirete.
Camminavo adagio adagio pensando dove potrei riposare la notte, quando sentii uscire da un bosco, che era alle mie spalle, due uomini che parlavano tra loro. Io non m'imaginai che avessero cattive intenzioni, ma tutto ad un tratto uno di loro mi buttò il cappello in terra col bastone. Mi volsi e gli chiesi perché m'usava quello sgarbo, ma egli senza rispondermi, alzò il bastone e mi diede un altro colpo sulla spalla. Volli renderglielo col mio, ma il suo compagno mi prevenne e mi diede una bastonata così forte che perdetti il respiro. Allora presero a picchiare tutti e due, tanto che caddi a terra come morto. Quindi mi furono sopra, mi tolsero la veste e le brache e il piccolo gruzzolo che ancora mi rimaneva.
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